Oggi, in quinta, interrogo Marta in letteratura italiana. Tra i tanti argomenti su cui potrei ascoltarla, il discorso cade sulle novelle di Verga e in particolare sulla novella La lupa, che abbiamo letto insieme in classe qualche settimana fa. Marta conosce bene la novella: la introduce con intelligenza, la riassume precisamente, parla dei personaggi, del coro popolare, della tecnica verghiana di presentazione degli eventi.
A un certo punto mi dice che la figura della «lupa» è sostanzialmente una figura animalesca e «trasgressiva». Io, che sono sicuro di non avere mai usato quel secondo aggettivo in classe, le chiedo in che senso lo sia, «trasgressiva». Lei me lo spiega piuttosto bene, chiamando in causa i valori dell’onore e del sangue, tanto che mi pare che l’aggettivo sia stato da lei usato assolutamente a proposito e con cognizione di causa. Poi le chiedo: «Certo, si può parlare di trasgressione ma non di illegalità, vero?» Lei annuisce e mi dice che, infatti, quando la figlia della «lupa» va dai carabineri per denunciare la madre, questi le dicono che la legge non può nulla contro la madre, perché non c’è nessun reato a lei ascrivibile (è la situazione della Bocca di rosa di De Andrè, con i gendarmi però più ligi al dovere che al buon costume).
A questo punto interrompo Marta, perché mi è venuta un’idea. Le dico che l’interrogazione sta andando molto bene e che non deve preoccuparsi. Ma che vorrei comunque farle una domanda un po’ marginale, che mi è venuta in mente proprio a causa di questa sua considerazione. E le chiedo: «Ma tu sapresti farmi un esempio di qualcosa che oggi come oggi possa essere trasgressivo senza essere illegale?»
Marta tace. Guarda un po’ nel vuoto, perché l’interrogazione è di letteratura italiana ed è già abbastanza difficile di per sé, senza che io mi metta a fare domande strane. Non sa cosa rispondere, non le viene in mente niente. Io capisco che la domanda è troppo difficile e le sorrido e poi passo ad altro: le dico che parleremo di Pascoli. L’interrogazione finisce bene e Marta prende un buon voto, meritato.
Resta solo quel punto sospeso a ballarmi nella testa. Cosa rimanga di trasgressivo se non si sconfina nell’illegalità. Che cosa possa essere oggi, al di là dei soliti terrificanti luoghi comuni, la trasgressione.
È una domanda difficile questa (e povera Marta!)
Come si può essere trasgressivi se qualsiasi tipo di trasgressione di costume (visto che non si sta parlando di reati) viene, nel giro di qualche tempo, assorbita e metabolizzata da questa nostra società informe. Si cerca di “provocare” il sistema e quello subito ti frega, ti ha già inglobato nei suoi meccanismi di compravendita.
Ecco, forse è la compravendita il problema, e può darsi che la vera trasgressione sia dedicarsi ad attività prive di utilità, che non producono ricchezza, che non impinguano il PIL e non forniscono competenze vendibili.
Usare il proprio tempo per sé o per gli altri, insomma, e non per far girare l’economia.
Cicciocolla, la tua trasgressione legale si chiama baratto. Questo sì che fa paura all’economia di mercato. Nel Nord della Francia dopo la chiusura delle miniere di carbone, i tanti disoccupati hanno usato questo sistema per sopravivere.
Premetto che a me Verga provoca repulsione – una cosa di pancia – e La Lupa, che sicuramente lessi, l’ho prontamente cancellata dalla memoria.
Non so cosa intendi per trasgressione, però posso assicurarti che ci sono cose che lasciano molti a bocca aperta. Tipo:
a) lottare per il proprio lavoro perché si *ama* il proprio lavoro;
b) essere disinteressati alla carriera, soprattutto quando non è per difetto di qualità e possibilità;
c) sposarsi spendendo solo i soldi per le marche da bollo e senza invitare genitori e parenti, ovviamente per scelta e non per necessità;
d) la famiglia Englaro è stata trasgressiva.
Potrei continuare, ma il concetto rimane: trasgredire significa rompere i tabu della nostra vita sociale e i tabu sono spesso invisibili. Uno spunto di riflessione per i tuoi alunni.
@comizietto
Ecco, a questo pensavo. La parola che avevo in mente era proprio “englaro”. E poi alcune delle cose che hai detto bene tu.
Era un post che volevo intitolare: per una ridefinizione della trasgressione. Che mi pare essere una parola tra le più ingannevoli, almeno mediaticamente.
Concordo colcomiziante. Trasgressivo è qualcosa che va contro quello che dicono che è normale.
Mi sa che anche pensare sia trasgressivo.
Quant’è bella l’etimologia della parola desiderio. Chissà se i tuoi studenti saranno riusciti a comprenderlo, ascoltando lezioni appassionate, perdendosi in letture magiche, trascorrendo notti in bianco a godere la meraviglia delle stelle, e sperare… Oggi i desideri si sono spenti, si sono oscurati come si è velato il cielo. Scomparendo i desideri che riescono ad incantarti, che senso rimane alla trasgressione? Si impoverisce, diventa volgare. Non c’è trasgressione se manca il desiderio: voglio a tutti i costi la libertà? bene, trasgredisco le regole, e lo faccio con passione, perché il mio desiderio è tanto forte da rendere ai miei occhi la trasgressione un piacere. Sogno di essere onesto? Mi trasformo in Don Chisciotte e non mi vergogno di combattere contro i mulini a vento. Voglio giustizia e comprensione? Sfido la legge che ritengo iniqua. La trasgressione, se non nasce da un desiderio profondo, non esiste, è l’ubriacarsi per sentirsi liberi, è la villania che copre l’ignoranza, è mandare la scuola e il mondo a quel paese per nascondere la pigrizia, la povertà dello spirito, l’incapacità o la paura di cercarsi orizzonti. Oggi, dove la morale e i sentimenti, e magari il dolore e la rabbia, sono battute da cabaret, la trasgressione è la sofferenza di chi non ci sta. E per quanto leggo da queste parti, a voi è rimasto il coraggio e la voglia di farlo.
Davvero un’interessante discussione! 😀 Condivido in pieno le riflessioni di Scorfano e Sogliola. Anzi, vi dirò di più: ora che ogni tanto leggo e scrivo su questo blog, mi devo trovare anch’io un nome d’arte ittico. 😉 Il mio avatar è sempre stato un delfino, che però è un mammifero… Diciamo che il pesce cui più assomiglio potrebbe essere il salmone, che può vivere sia in acqua salata sia in acqua dolce, affronta lunghi viaggi anche andando controcorrente – se è il caso… 🙂
Tornando all’argomento del post, qualche giorno fa avevo scritto sul mio blog un articolo che parlava di temi simili. Eccolo: http://giaele.wordpress.com/2009/02/27/maschere-nude-e-perle-ai-porci/
Mettendola sul ridere, oggi trasgredire significa anche saper dire di NO alla richiesta di amicizia in Facebook di una persona che riaffiora dal passato e che invece avrebbe fatto meglio a restare sommersa. 😉
Il film che ho visto ieri sera, quello di Clint Eastwood, è anche una storia di trasgressione ai limiti della legalità. La sofferenza di chi non ci sta, appunto.