Giorgio Ragazzini, su Esodo (via Gruppo di Firenze):
Su questi temi (l’insistenza sull’educazione e il comportamento, NdB) il ministro Gelmini non ha fatto che proseguire sulla strada tracciata da Fioroni. L’attuale dibattito sul cinque in condotta, tuttavia, a prescindere dagli allarmi per una scuola autoritaria e repressiva che non hanno il minimo fondamento nella realtà italiana, mi pare notevolmente riduttivo proprio alla luce di quanto abbiamo detto; e lo è in particolare l’idea che un maggior rigore servirebbe a “combattere il bullismo”. Si tratta invece di ri-orientare complessivamente l’azione educativa, di operare una revisione critica che riguarda tutti i giovani e non solamente i bulli; e di rendersi conto che la scuola si è troppo a lungo dimenticata di tutelare, insieme ai docenti e al loro difficile impegno, i tanti ragazzi che vogliono studiare e imparare e il cui comportamento corretto – che si dà per scontato come l’aria che respiriamo – costituisce una delle condizioni imprescindibili per lavorare con serenità. Così facendo, in un certo senso la pedagogia egemone ha codificato una forma di silenzioso parassitismo degli adulti nei confronti degli allievi corretti, che ha consentito di evitare, insieme a più risolute prese di posizione, la revisione di fallimentari teorie educative. Tra le quali, radicatissima anche al di fuori del contesto scolastico e familiare, la falsa contrapposizione tra educazione e sanzione, mentre la seconda fa parte di ogni sistema educativo, sia pure come strumento a cui ricorrere eccezionalmente. Tanto più eccezionalmente, quanto più chi potrebbe incorrervi sa di non poter assolutamente superare certi limiti. In definitiva la fermezza educativa non è affatto in contrasto con un buon rapporto tra genitori e figli, nonché tra insegnanti e allievi; anzi ne crea le premesse e l’indispensabile cornice.
Be’, evidentemente gli inglesi non sono tanto meglio di noi come vogliono farci sembrare…