Ho lavorato per sette anni in una scuola privata. Ci stavo benissimo, quasi benissimo. E in quel quasi ci stanno tutte le ragioni per cui un giorno me ne sono andato; ma questo è quello che dirò dopo. Perché in realtà ci ho passato anni davvero bellissimi, in quella scuola privata, lavorando molto, guadagnando pochissimo (un’ignobile miseria, a ripensarci ora), imparando diverse e decisive cose.
Certo, ero giovane, poco più che venticinquenne, e questo conta. Ma non era solo entusiasmo giovanile. O se lo era, non soltanto il mio: e questo è il primo fondamentale pregio delle scuole private (o almeno di quella in cui lavoravo io). Eravamo quasi tutti, noi insegnanti, molto giovani: appena laureati o poco più, pieni di energia e di voglia di fare cose; contagiavamo anche i meno giovani. E la proprietà ci ha sempre riconosciuto questa energia e l’ha sempre sollecitata e sfruttata bene, a nostro e suo favore.
La proprietà, meglio dirlo subito, era un ordine religioso. (altro…)