Non è vero che in Spagna le pubblicità sull’ateismo non abbiano suscitato il dibattito che hanno suscitato invece da noi. E non è neppure vero che tale dibattito abbia avuto toni più pacati, se il cattedratico di Teologia dell’Università Carlo III di Madrid ha parlato di «bellicosità» e di «intolleranza» dei vescovi cattolici nei confronti della propaganda atea.
Le uniche differenze sono che: 1. I cartelli sugli autobus, loro, li hanno messi davvero. 2. La formulazione della campagna pubblicitaria era «probablemente Dios no existe», cioè una «tímida insinuación», come ammette lo stesso professore di teologia. 3. Le gerarchie cattoliche spagnole hanno reagito scompostamente, mentre quelle italiane hanno sapientemente taciuto.
Cioè, in conclusione: gli atei italiani hanno fatto un gran casino per ottenere un risultato ridicolo; quelli spagnoli, con un po’ più di timidezza, hanno davvero affisso i cartelloni e hanno provocato le reazioni infuocate della gerarchia cattolica. Era così, solo per precisare che qualcuno in Italia deve aver sbagliato qualche calcolo (o qualcun altro deve avere fatto benissimo i suoi).
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