Il grande successo del Grande Fratello dell’altra sera non dimostra le ragioni di quella scelta, perché non è con l’Auditel che si dimostra la bontà delle cose, come sappiamo da quella volta di Barabba. Come sappiamo da quella volta di Barabba, il grande successo del Grande Fratello dell’altra sera rivela il successo di un grande lavoro di demagogia e incentivo del peggio, che si è lavato le mani delle proprie responsabilità con l’alibi della libertà di opinione e pensiero. Ma la libertà di opinione e pensiero implica che ci sia libertà di esprimerli, anche i peggiori: non che siano tutti ugualmente validi e apprezzabili.
Sulla già citata questione della messa in onda del Grande Fratello e delle conseguenti dimissioni di Mentana, valgano queste mirabili parole di Luca Sofri su Wittgenstein.
Con la piccola e personale, ma considerevolissima, aggiunta che il meccanismo da lui descritto dei «parametri di Jack lo squartatore» si ripercuote non di rado anche nella scuola pubblica. Dove si vorrebbe sempre dar ragione all’utenza, sempre, secondo parametri analoghi a quelli dell’audience televisiva. Dove Barabba è cultura come intrattenimento, lassismo, cosa te ne frega, tanto non serve a niente, diamo a tutti sei così nessuno può romperci le palle. Dove la qualità è diventata un fenomeno meramente burocratico. Dove difendersi da questa brutalità è diventato sostanzialmente impossibile e in troppi fanno finta di non saperlo, che tutto sommato ci conviene.