Magari il latino aiuterebbe a trovare ogni tanto un qualche sinonimo, sempre che qualcuno ne abbia voglia. O un sostantivo, se non del tutto sinonimico, almeno analogo, e sempre all’interno del campo semantico dell’acqua, visto che piace. Ce ne sono tanti da far piovere sul serio: diluvio, grandine, acquazzone, tempesta, bufera, inondazione, rovescio, scroscio, nubifragio, precipitazione, raffica, gragnuola, profluvio, cascata, fiume, oceano, mare, spruzzata, piovasco, procella, fortunale.
Ecco, si fa tanto per dire. E per far sì che impedire agli studenti di copiare in classe durante le verifiche abbia ancora un senso. Altrimenti ditemi che è copiando che si fanno i giornali (perché anche gli articoli sono tutti uguali, con le stesse parole e fin le stesse virgole) e io mi adeguo subito: e boccio quello che non copia, il povero imbecille. E gli do anche 5 in condotta, per farvi felici.
(scusatemi, è un costume a cui non riesco a rassegnarmi, questo dei giornalisti che si copiano fin dal titolo e poi si atteggiano a professionisti)
(ora, se avete anche voglia di girare pagina, potreste forse convincervi che tutto sommato non piove nemmeno tanto: giusto qualche salutare goccia, diciamo)
I numeri. I numeri sono bellissimi ma ci si può anche un po’ barare, con i numeri. Per esempio, si possono presentare nello stesso articolo numeri reali e cifre in percentuale, sfalsando un po’ la percezione di chi legge. Che è quello che accadeva ieri su tutti i quotidiani e i siti on line, i quali si copiano tra di loro e non citano mai nessuna fonte (vi linko questo, ma uno qualsiasi può andare bene): e quindi bisogna accontentarsi di quel che dicono e punto e basta.
Quello che dicono è che alla fine del primo quadrimestre il 72% degli studenti della scuola superiore ha una o più insufficienze in pagella; che è una cifra enorme. Come dire che in una classe media di 20 ragazzi, soltano 5 hanno il 6 (o di più) in tutte le materie. Gli altri 15 sono in qualche modo insufficienti. Su un totale di circa 2 milioni e settecentomila studenti, si tratta quindi di quasi 2 milioni di ragazzi.
Non voglio immaginare il numero di corsi di recupero; ma conto invece il numero di lettere spedite a casa di ogni studente dalla scuola: sono due lettere di due fogli ciascuna per ogni insufficienza – non per ogni studente! -, quindi, a braccio, direi circa 24 milioni di fogli di carta formato A4, se mediamente ognuno degli insufficienti ha tre materie in cui è carente (bisogna farlo, è la legge: si tratta di comunicare con la famiglia). Un foglio di carta A4 misura quasi 30 centimetri, 24 milioni di fogli arrivano a una lunghezza di 7200 chilometri. Come andare da Torino a Lecce tre volte avanti e tre indietro, anche un po’ di più. Un foglio di carta A4 quanto può costare a una scuola? Diciamo mezzo centesimo? Ecco, se costa soltanto mezzo centesimo, solo le insufficienze del primo quadrimestre ci costano 120.000 euro. Poi c’è l’inchiostro, ci sono le buste, ci sono le spedizioni postali, per le scuole che le usano. Tutto con i soldi dei contribuenti; tutto perché qualcuno ha un po’ risparmiato sulla fatica dello studio e bisogna farglielo sapere per iscritto (e anche perché nessuna scuola usa la rete, naturalmente).
Tutto questo è davvero una pioggia, un diluvio vero; se non fosse che i titoli sono riferiti al voto di condotta, non a quelli delle singole discipline. Perché quando poi si passa ai voti di condotta, per i giornali non contano più le percentuali, ma i numeri reali. Perché dire che gli studenti con il 5 condotta sono oltre 34.000 è diverso dal dire che sono l’1,27 % del totale. L’un per cento è una percentuale che non fa nessuna impressione. La quale si abbassa addirittura allo 0,3% del totale, se si contano coloro a cui il voto di condotta insufficiente abbassa davvero la media degli altri voti. Gli altri, stanti così i voti, sarebbero bocciati anche senza il voto di condotta. Ripeto: 0,3% del totale. Un’incidenza minima, quasi trascurabile. Sarebbe meglio trascurarla, quindi, e occuparsi di altro, visto che non è un temporale e nemmeno una pioggia. Poco più che una spruzzatina insomma, una patetica sputazzata ministeriale.
Ma, non so perché, piace tanto urlarlo sui giornali, in prima pagina; forse perché quando sputazza il ministero, si fa presto a dire che piove.
in effetti qualcuno avrebbe potuto parlare di “valanga di 5 in condiotta” 🙂
Pensandoci bene non è solo il latino che non serve a nulla. Anche la matematica e la fisica non servono a gran che. Certo nella vita di tutti i giorni non servono gli integrali, i limiti e le sommatorie infinite. E non serve nemmeno la relatività e non serve sapere la struttura dell’atomo.
Fino a quando non si scrive un articolo di giornale: allora la differenza fra chi sa (e usa!) il latino, la matematica e l’italiano si vede eccome. Si vede anche chi copia senza pensare e chi scrive qualcosa di originale (o di sensato), come a scuola. Ma guarda che coincidenza!
Un bell’esempio per i tuoi alunni.
Hai ragione da vendere, ma il problema non è solo la stampa, ma anche la pubblica opinione. Su questo argomento non ho il dono della sintesi, per cui ne ho scritto da me.
Caro scorfano, non entro nel dibattito tecnico, senz’altro corretto. Bravo tu e bravi tutti gli altri.
Mi piace però pensare sia giusto dire che i voti piovano, perché oggi come oggi come l’acqua giungono dall’alto. Esprimessero il valore reale dell’individuo, si direbbe germogliano o crescono, magari maturano. Invece piovono, e quando si parla del 5 in condotta, la pioggia che lo porta ne descrive bene il significato punitivo (lavata di capo) e non l’elemento distintivo dello stupido che se lo merita (e del professore che non è stato capace a tirarne fuori altro che ‘una cattiva condotta’). Pertanto, a mio modesto avviso, quel 5, così come è inteso dal nostro governo, è giusto che piova. Resta infatti un voto da cui difendersi e del quale non offendersi, un simbolo degno di chi traccia i percorsi scolastici con tante forche caudine, dove vince chi sa tenere la testa più bassa e il didietro coerentemente a 90° (vale per tutti, naturalmente, prof compresi).
Piova il cinque, quindi, caro scorfano. E piova un bel 5 in condotta anche per te, caro governo, e consolati: visto che gli studenti non li paghi più in sale, il sale della zucca (e il salario dei prof si prosciuga al volo), stavolta che piove, e almeno per una volta, non meriti di sentirti dir di nuovo… governo ladro!
Il tuo ragionamento sul filo del paradosso funziona, cara sogliola; cioè non cade dal filo. Eppure resta che i voti non piovono, insisto, perché non piove proprio (anche se oggi sì, ma dal cielo però).
In fondo, se ci pensi, da sempre i voti sono un po’ arrivati dall’alto (o almeno così li percepiscono molti studenti). E da sempre non hanno prodotto se non qualche imprecazione.
Io continuo piuttosto a essere stordito dall’uso mediatico che si fa in questo caso del voto in condotta che sarebbe la panacea di ogni maleducazione. E dal fatto che i media lo facciano senza alcun tipo di decenza o di critica. E’ sulla loro condotta che io vorrei si cominciasse a discutere.
Caro scorfano, sai bene che non mi va di contraddirti. Stuzzicarti però sì: sono o non sono un’amica distesa sul fondo del mare? Dunque, discutere sui media? Sì, in senso letterale però: presi, agitati per bene e spremuti. Solo così ne uscirà una risposta veritiera che, in sintesi, corrisponderà al nome e al cognome del proprietario. Come dire che non se ne caverà niente: tempo perso.
Divertiamoci tra noi, quindi, ingenui abitanti di un mondo sommerso dalle acque: e se la condotta, nel senso scolastico, fosse ricondotta (eh eh) al vecchio contratto dei medici? Il medico di Condotta, ricordi? Un contratto tra Comune e medico, il primo paga e il secondo finge di curargli gli abitanti? Più alto il voto, migliore il compenso: alè, 10 a tutti, per avere energie per mantenere le pensionate baby di cui parli altrove (se ci penso, che nervoso… avevano anche la faccia tosta di dire che era giusto!).
Ciao, torno sott’acqua.
Sott’acqua ci stiamo tutti. Tu torni sotto la sabbia, sennò che sogliola sei?
Caro scorfano, è proprio vero che, come tutti i maschi, conosci poco le femmine. D’accordo che mi sono dichiarata amica tua, pronta a stuzzicarti, sappi però che non ci conosciamo ancora per niente. Non sai nemmeno se sono una sogliola occhiuta o una limanda, una nasuta o una variegata. Buon per te che non sono né una fasciata nè una pelosa, e per uno scorfano, scusa se te lo dico, anche quelle potrebbero bastare. Prima però di dirmi fai così o fai cosà, almeno guardami negli occhi. Che saranno pure sbilenchi (figurati che uno si è addirittura spostato su un fianco), ma ci vedono un gran bene. E se voglio prendere una boccata d’aria, me la prendo eccome. Sì, d’aria, hai capito bene, e magari mi faccio accompagnare da un bel delfino francese, e così, i signori professori e scorfani statali, resteranno a bocca asciutta!
Che noia, a volte, sopportare i sommersi.
[…] dopo: il 2 marzo tutti i quotidiani on line hanno lo stesso identico strillo in homepage: è una pioggia di cinque in condotta. Poi, uno dà un’occhiata appena un po’ più attenta ai numeri e […]