Il post si preannuncia lunghetto e noioso assai, vi avverto; e quindi favorisco subito riassunto per i più pigri o indaffarati, che si possano risparmiare gli inutili dettagli. E il riassunto è questo: Al ministero dell’Istruzione sono preda di uno stordimento collettivo. Il ministro Gelmini Mariastella, considerata donna che lavora bene, parla a vanvera e sempre all’ultimo momento o quando è troppo tardi. La vostra scuola pubblica è nelle mani di persone pericolosamente allo sbando. Io mi guardo intorno e non vedo la necessaria preoccupazione.
E i due noiosi fatti di oggi sono questi.
Comincio dalla nota vicenda relativa alle scuola medie. Da quest’anno saranno promossi soltanto gli studenti che abbiano la sufficienza in tutte le discipline; lo si sapeva da mesi, ma si è arrivati al dunque in queste settimane. E, giunti al dunque, molti presidi, davanti alla possibilità di bocciare quasi il 50% dei loro ragazzi, si sono inventati il 6 rosso: vale a dire un 6 che non era proprio 6, ma che sottintendeva un 5 o un 4: che i genitori lo sapessero.
Era un modo orrendo, ma era un modo. Ma la ministra ha detto NO.
E lo ha detto a chiare lettere, con normativa e comunicato, datato 9 giugno (ieri), solennemente titolato: «si torna alla scuola del rigore, della serietà e della chiarezza». Nel quale comunicato si dice anche:
Con la nuova normativa, si torna ad una scuola del rigore, della serietà e della chiarezza. Per questi motivi non può essere assegnato nessun “6 rosso” ma deve essere effettuata dai docenti una attenta valutazione degli studenti.
“Attenta”: come dire che finora è stata “disattenta”; o che il 6 rosso sarebbe una “disattenzione”. La circolare dell’8 giugno (le date sono la cosa più inquietante, fateci caso) dice:
La normativa prevede, dunque, che i voti relativi allo scrutinio finale per l’ammissione alla classe successiva o all’esame di Stato siano sempre deliberati a maggioranza dal consiglio di classe, su proposta, non vincolante, del docente della singola disciplina. Ciò ovviamente anche nel caso in cui il giudizio di sufficienza venga formulato, con adeguata motivazione, in presenza di carenze in una o più discipline. In tale ultimo caso il consiglio di classe, prima dell’approvazione dei voti, procede ad una valutazione che tenga conto, oltre che del livello di preparazione raggiunto, anche del percorso compiuto dall’alunno nel corso dell’anno e della possibilità dell’alunno stesso di raggiungere gli obiettivi formativi e di contenuto propri delle discipline interessate, nel corso dell’anno scolastico successivo. Naturalmente, ai fini dell’ammissione, tutti i voti relativi agli apprendimenti devono avere un valore non inferiore a sei decimi.
Che significa, in sostanza: ma che cosa diavolo volete? Certo che ci saranno dei 4 o dei 5, lo sappiamo già. Voi li fate diventare 6 e non se ne parla più. Tanto lo sapete benissimo che il parere di un singolo insegnante non conta, è «non vincolante», perché conta la “maggioranza”; e una maggioranza la trovate sempre, se le insufficienze sono due o tre. Se sono di più, be’, lo avresto bocciato lo stesso, no?
Appunto. Non cambia niente, in sostanza. Tutto come prima. A parte il fatto che i giudizi sono diventati numeri e che i numeri sono ballerini. Questa è una valutazione “attenta”. Ma non è finita. Sia il comunicato stampa della ministra sia la circolare del ministero parlano di avvertire le famiglie. La ministra dice:
Per dare utili indicazioni in merito alla valutazione degli alunni della scuola media, il Ministero ha diramato una nota circolare (prot. 6051 dell’8 giugno 2009), con la quale ha chiarito che, nel caso in cui l’ammissione alla classe successiva venga deliberata in presenza di carenze di apprendimento, la scuola invierà una specifica nota alla famiglia dell’alunno.
La circolare, che è la stessa di prima, dice:
Nel caso in cui l’ammissione alla classe successiva sia comunque deliberata in presenza di carenze relativamente al raggiungimento degli obiettivi di apprendimento, la scuola può inserire una specifica nota al riguardo nel documento individuale di valutazione da trasmettere alla famiglia dell’alunno.
Cioè, può anche non farlo. Cioè, il 6 resta 6, nessuno viene messo al corrente di nulla e siamo tutti più felici, figli genitori e ministri. Questo è il rigore. E la chiarezza e la serietà eccetera. Con un’appendice quasi beffarda, sempre dalla medesima circolare:
Ciò non esclude, ovviamente, che la scuola, nell’ambito della propria autonomia didattica e organizzativa, possa programmare, rispetto agli alunni per i quali siano emerse carenze, tutti gli interventi didattici e formativi opportuni per il recupero di tali carenze, sin dalla fase di avvio del successivo anno scolastico.
Con quali soldi, non si sa. Che di soldi non ce ne sono più nemmeno per fare le supplenze, figuriamoci per gli interventi “formativi”.
* * *
Continuo, ad altro proposito, in apparenza (ma il proposito è sempre il benedetto «rigore», invece). Sul Corriere cartaceo di oggi esce un articolo che riprende quanto scritto sul Corriere on line e, ma aggiunge alcuni interessanti dettagli anche sulla scuola superiore, quella in cui lavoro io. Sempre di voto in condotta si parla, come se fosse l’unico voto che conta, ormai. E si dice quello che avevo provato a dire anch’io qualche giorno fa, attirandomi qualche amichevole critica.
Cioè, si dice che la normativa non è affatto chiara. E che non è affatto scritto in nessun luogo che il voto di condotta faccia media anche negli anni precedenti all’ultimo. Non riporto tutti i documenti già citati nel post precedente, che annoiarvi è un conto, perseguitarvi un altro. Ma l’ultimo comunicato stampa (del 28 maggio) non si allontana da quanto detto prima. E scusate, per me non può essere una coincidenza, davvero:
Secondo quanto indicato dall’ordinanza ministeriale n.40 dell’8 aprile 2009, per l’anno scolastico 2008/09, per l’ammissione all’esame di Stato sarà necessaria la media del 6. Il voto in condotta concorrerà alla formazione della media.
Senza aggiungere nient’altro. Senza aggiungere niente che riguardi le terze e le quarte, per esempio. Tanto che (vedete che non sono proprio l’unico: in fondo allo stesso articolo) una preside di Milano ha deciso che il voto di condotta non fa media nelle classi diverse dalla quinta. E nessuno può dirle niente. E lo ha deciso perché: «Questo creerebbe una valutazione disomogenea. Un bel 9 in condotta alza la media».
Brava, preside: lei ha assolutamente ragione. L’ho già ripetuto fino alla stanchezza e non lo dico più: il voto di condotta serve soltanto ad alzare la media, altro che rigore. E crea anche una situazione di strana disparità. Che si capisce facilmente: da qualche anno ogni ragazzo arriva all’Esame di stato con un punteggio che è la somma dei punti ottenuti alla fine degli ultimi tre anni di scuola; i quali punti sono calcolati in base alla media dei voti ottenuti nelle singole discipline. Il massimo è 25, per i bravissimi.
Ora, è chiaro che per i miei studenti di quinta conterà soltanto l’8 o il 9 in condotta che hanno preso quest’anno, perché la regola è nuovissima. Per gli studenti che faranno l’esame l’anno prossimo conterà invece anche il voto di condotta preso in quarta, che ha alzato la loro media; e per quelli che lo faranno tra due anni conterà anche il voto in condotta preso adesso, mentre fanno la terza. Cioè, è come se i miei ragazzi, quest’anno partissero da -2 su 100, più o meno. E infatti, i miei bravissimi partono tutti da 23, quest’anno: di più era difficile fare. Se fossero stati di due anni più piccoli sarebbero partiti tutti da 25.
Non è grave, lo so anch’io, ma è indicativo della confusione che stanno facendo il ministro e i suoi funzionari del ministero. Una confusione che io, personalmente, in quindici anni, non avevo mai visto. E che loro, con mirabile ardimento lessicale, chiamano “rigore” e “chiarezza”. Mentre noi, da quaggiù, speriamo che sia una specie di tranello, e che dall’anno prossimo ci dicano che avevano scherzato. E noi gli diremo, con il sorriso mite dei servi, che magari preferiamo una secchiata d’acqua gelida una volta alla settimana, se proprio devono farci anche gli scherzi.
Lunghetto sì. Noioso non direi
Rigorosamente chiaro.
Ci vorrebbe una bella ispezione anche per il Ministro 😀
Ancora, ad altro proposito, ma per rincarare la dose. Gelmini ha tolto le SSIS. Il che significa che se mi fossi laureata con una sessione di anticipo (premetto: mi sono laureata nei termini previsti; soltanto a settembre, e non a luglio; e siccome, per non so quale ingiusta alchimia, erano ammessi all’esame SSIS solo i laureati di luglio, io avrei potuto sostenere l’esame solo l’anno prossimo… ma intanto, la SSIS è stata eliminata) avrei potuto forse rientrare tra gli ultimi abilitati del sistema SSIS. Ora la SSIS non esiste più. Nè, per ora, esiste qualcosa che la sostituisca. Si vocifera che forse, un giorno, tra un anno, due… ma intanto, CICCIA! Questo è il modo di fare le cose, mi chiedo? Io ho seguito un percorso formativo che in teoria era pensato per la SSIS. Vuoi vedere che fra qualche anno dovrò adattare al nuovo percorso la mia carriera universitaria, che ha il solo difetto di essere finita con tre mesi di ritardo? E ancora, in Italia, adesso come adesso, NON esiste un modo per diventare insegnanti abilitati. La SSIS era una cosa abominevole. Ma ora non c’è nemmeno quella. Niente. E noi, aspettiamo. Tra color che son sospesi. Quousque?
Ah be’, questa è un’altra di quelle idee di cui ancora non si vede la ragione. Perché intanto è tutto fermo e chi si laurea non sa come entrare nella scuola, se pur volesse.
Però, via la Ssis faceva piangere e te la sei risparmiata; a causa di tre mesi estivi forse ti risparmi anche l’insegnamento… Sei un tipo fortunato, tu. 😉
Bene… Ho proprio preso una laurea (anzi due) in lettere classiche per venire a fare la lavavetri! Ah, se hai bisogno di una colf, son qua! 🙂 🙂 😀
Che ne dici di una persona che tenga il blog?
Wow… la blog-segretaria! 😀
Non si sa… E’ il MI(ni)STERO dell’Istruzione. Ci hanno ingannati tutti quanti, con quella maledetta sillaba di troppo.
Ti capisco e sono nella tua stessa situazione visto che mi devo laureare in questi giorni (anche se devo ammettere che alla laurea ci arrivo con un tantinello di ritardo), intanto mi iscriverò alle graduatorie di istituto per le supplenze, magari farò un master L2, se finisce la crisi proverò ad andare all’estero. Insomma lavorare con una laurea in lettere sembra sarà una lotta. Comunque è chiaro che la ragion d’essere del ministro Gelmini è stato creare un po’ di fuffa per mascherare i tagli. E tagliare i fondi alla scuola è tagliare i fondi al futuro.
P.s. per lo scorfano: un amico che fa supplenze alle medie mi ha parlato di un obbrobrio chiamato “obbiettivo minimo” ma non mi sembra di averci capito poi tanto. Hai notizie a riguardo? Cmq complimenti per il blog…
Cara Eva, gli obiettivi minimi esistono da molto tempo, ormai. Naturalmente dipende da come vengono interpretati: tutti gli anni io mi pongo, nel mioi piano di lavoro, degli obiettivi minimi. Per me rappresentano la sufficienza, il 6. Chi non li raggiunge non ha il 6, perché quello è appunto il minimo accettabile.
Poi ci sono dirigenti che impongono criteri diversi: e cioè obiettivi minimi sotto il 6. Ma in quel caso si tratta solo di cercare espedienti per assegnare sufficienze inesistenti. Si vede di tutto, nella scuola.
Si trattava del secondo caso, obbiettivi minimi per ragazzi ‘col sostegno’ e che pare si vogliano estendere anche a quelli con generiche “difficoltà”. Poi ti dico, non ne so niente di preciso, ma visto l’andazzo generale l’obbiettivo minimo al 5 mi sembra possibilissimo.
[…] Link fonte: rigore negato « lo scorfano […]
Lo stero è un’unità di misura di volume apparente, usata per il legno ed equivalente a un metro cubo vuoto per pieno.
Estratto da “http://it.wikipedia.org/wiki/Stero”
Se poi è Mini, le cose, di per sè complesse, tendono a complicarsi…
PS: ho letto solo la sintesi, che già mi basta. Da noi, versante salute, da tempo si è toccato il fondo. Sarà per questo che ci hanno tolto il Ministro, non serve più.
Le bocche spalancate dell’immagine, sono gli impiegati della Gelmini che non sanno più come sbrogliare le sue idee favolose, o siete voi prof che cercate di farvi sentire ma…, per oggi ti sei fatto sentire abbastanza e anche molto chiaramente, sei logorroico solo nella esposizione scritta o se ti incontriamo per strada ci fai le radici?
Complimenti e grazie per chiarire a tutti noi non del mestiere, come è la situazione dalla parte vostra.
Non sono logorroico: sono doverosamente generoso di spiegazioni. 😉
(E peraltro noto per i miei silenzi, figurati un po’)
Posso rubarti la battuta? 😀
Non è una battuta… 😉
Questa vicenda mi conferma l’idea che al rigore sbandierato corrisponda un lassismo di fatto.
Il 6 rosso infatti vigeva prima di fioroni e corrispondeva a quello che hai detto tu: ti promuovo, ma occhio che devi recuperare (sostituiva l’esame a settembre). Poi fioroni (non potendo ripristinare l’esame a settembre) si è inventato la sospensione del giudizio con verifica e corsi di recupero. Non approfondisco pro e contro di questa soluzione (cosa penso sta scritto da qualche parte nel mio blog).
Ora si dice: “con un 5 vieni bocciato”. Peccato (o per fortuna) che poi quel 5 possa diventare 6 con voto del consiglio. Responsabilizzando – come dice il ministro – il consiglio stesso.
Tutti vengono responsabilizzati, tranne studenti e famiglie che vedendo il 6 andranno in vacanza più tranquilli.
Ribadisco che purtroppo sono a scuola e di corsa. Non posdso cercare quanto hai scritto sulla soluzione Fioroni. A me non dispiacque, anche perché il debito scolastico com’era diventato non funzionava più. Sul resto, concordo in pieno, ma è impossibile.
Volendo bisognerebbe sì avere rigore.
Si bocciano tutti i bocciabili (50%), con rigore, mi raccomando…
Così magari il 50% dei genitori, toccati sul vivo, avranno rigore la prossima volta che voteranno.
Sennò va sempre bene tutto e il contrario di tutto a ‘sta gente.
Se applicassimo il rigore in questo modo succederebbe il finimondo. E la prima a criticarci sarebbe la Gelmini, puoi scommetterci.
[…] di meglio, be’, di questo sono altrettanto sicuro. Ma ci si è anche un po’ costretti, ultimamente. Indovini un po’ da chi, signora […]