Tutto si può negare a Mariastella Gelmini e ai suoi esperti del Ministero, ma non la capacità e la versatilità mediatica; perché in quel campo, davvero, non hanno rivali. Dovrei essere un po’ stanco di ripeterlo, visto che ne ho ampiamente scritto solo ieri; e in affetti lo sono parecchio: stanco e un po’ annoiato. Ma il ministro non smette di fornire occasioni e io, ahimè, non so resistere; e non ho resistito nemmeno oggi, infatti.
L’occasione viene dalla riforma dei licei, di nuovo, come la settimana scorsa. Ma questa volta, più che soffermarmi sul liceo scientifico in particolare, sposterei la mia attenzione sul “comunicato stampa” con cui questa riforma è stata spiegata ai cittadini (a noi, cioè). Non vi sfugga la questione dei comunicati stampa: è in questo che il ministero Gelmini ha superato tutti gli altri suoi rivali. Una lunghissima collezione di comunicati alla stampa, spesso smentiti poi dai fatti e dalle circolari (a loro volta, spessissimo, smentite da altre, successive circolari): e la stampa e i telegiornali che riportano fedelmente i comunicati stampa, quasi tutti senza chiedersi se davvero poi le cose stiano o meno come il ministero le racconta. Si chiama politica scolastica.
Che cosa racconta alla stampa (e cioè a noi) il ministero, a proposito del riordino dei licei? Racconta alcune cose molto particolari. Innanzitutto (il comunicato è qui) dice che i licei saranno soltanto sei: benissimo, è vero. Poi, enuclea alcune linee guida; per esempio:
valorizzazione della lingua latina. Il latino è presente come insegnamento obbligatorio nel liceo classico, scientifico, linguistico e delle scienze umane; come opzione negli altri licei.
E già qui cominciano a venire i primi dubbi. Perché proprio una valorizzazione, in realtà, è difficile credere che ci sia. Il latino viene mantenuto esattamente dove già c’era, ma con consistenti riduzioni di orario (qui il pdf del nuovo regolamento approvato dal Consiglio dei ministri: i quadri orari si trovano tra pag.20 e pag. 29). Come se io arrivassi dove abitate e vi dicessi che ho deciso di valorizzare casa vostra: quindi ne occupo un pezzetto ma vi lascio la maggior parte delle stanze, non preoccupatevi. Be’, voi vi preoccupereste un po’, immagino.
Perché al classico rimane tutto immutato; ma già allo scientifico le ore complessive di latino (sui cinque anni) scendono da 19 a 17; nel liceo delle scienze umane (sociopsicopedagogico) scendono da 15 a 12; nel linguistico addirittura da 14 a 6 (più del 50%!), e vengono limitate al solo primo biennio (e l’insegnamento si chiama “cultura latina”, che è un po’ ambiguo). Se chiamano questa una valorizzazione, non voglio immaginare cosa intendano per “ridimensionamento”. Ma, tant’è, tutti i giornali e i tg hanno parlato proprio di «valorizzazione». Vabbè, è latino, non serve mica.
E quindi ammettiamo pure che il latino vi sia antipatico e che siate felici di vederlo così azzoppato. Ammettiamo che invece vi piacciano assai le lingue straniere. Il comunicato stampa del Ministero vi accontenta subito:
potenziamento delle lingue straniere con la presenza obbligatoria dell’insegnamento di una lingua straniera nei cinque anni.
Ora, anche in questo caso il potenziamento è un po’ discutibile. Perché la presenza obbligatoria di una lingua straniera era già un dato di fatto, non è per niente una novità. E poi, nel liceo scientifico non c’è alcun potenziamento, per esempio, visto che le ore complessive passano da 17 a 15 (amche nell’opzione tecnologica); e dunque l’inglese si studierà un po’ di meno, non un po’ di più. Nel liceo delle scienze umane, invece, si studieranno due lingue straniere e non più soltanto una; ma ovviamente le ore dedicate alle due lingue saranno meno di quelle prima dedicate al solo inglese; se ne sapranno due, quindi, ma peggio. E al classico? Anche al classico diminuiscono le ore: da 15 diventano diventano 12 (20% in meno, mica dettagli). E comunque si chiama potenziamento. Ma c’è poi il colpo di genio:
insegnamento, nel quinto anno, di una disciplina non linguistica in lingua straniera
E chi dovrebbe farlo di grazia? Io? L’insegnante di latino, a cui è stata tolta qualche ora? O quello di matematica? E dove sta scritto che io o gli altri dobbiamo saper spiegare in inglese? Ci farete un corso intensivo? E dove troverete i soldi? E siete sicuri che impareremo? E, soprattutto, siete sicuri che serva a qualcosa?
Mah, a me pare una follia, questa. E, anche a prescindere da questa follia, mi pare che di nuovo il «potenziamento» sia esattamente come la «valorizzazione»: cioè una parola a cui non corrispondono i fatti, nessun fatto. Ma non è finita:
Sarà valorizzata la qualità degli apprendimenti piuttosto che la quantità delle materie. I quadri orari saranno adeguati a quelli dei Paesi che hanno raggiunto i migliori risultati nelle classifiche Ocse Pisa come la Finlandia (856 ore all’anno).
Tutti i licei prevederanno 27 ore settimanali nel primo biennio e 30 nel secondo biennio e nel 5° anno, ad eccezione del classico (31 ore negli ultimi tre anni), per preservare le caratteristiche rafforzando la lingua straniera, dell’artistico (massimo 35), musicale e coreutico (32), perché questi ultimi prevedono materie pratiche ed esercitazioni.
Anche su questa riduzione è stata fatta molta pubblicità. E la Gelmini insiste moltissimo su questa questione della Finlandia, le piace parecchio la Finlandia, ultimamente; probabilmente senza rendersi conto che ciò che funziona con i finlandesi non è detto che funzioni con gli italiani; anzi, sarei proprio sicuro che non funziona, talmente sono diversi i finlandesi.
Ma guardate bene il secondo paragrafo: vi si dice che tutti i licei prevederanno un tot di ore settimanali. Poi si specifica: tutti tranne tre; anzi, contando che il liceo scientifico contiene in sé la sperimentazione tecnologica in cui le ore sono ben di più di 30, si tratta di tutti tranne tre e mezzo. (Del liceo classico si dice addirittura che le 31 ore sono mantenute per preservare le caratteristiche rafforzando la lingua straniera: che è un rafforzamento che non esiste…) Ma i tutti sono 6: e si faceva prima a dire 2 e mezzo, allora. Cioè, meno della metà. Come se io vi venissi a dire che delle sei stanze di casa vostra ve le lascio tutte. Tranne tre e metà della quarta. E poi insistessi: proprio tutte, eh, siete contenti?
Insomma, un vero e proprio gioco d’azzardo con le parole questo, onestamente. Anche perché le riduzioni vere, quelle che faranno saltare le cattedre e le assunzioni ci saranno eccome, in realtà; ma non nei licei: saranno praticamente tutte negli istituti tecnici e professionali, il cui riordino è stato passato quasi sotto silenzio, finora (solo qui un primo tentativo di analisi).
Se, arrivati a questo punto, state malevolmente cominciando a pensare che il ministero, nei suoi «comunicati stampa», mente in modo quasi spudorato, aspettate a farlo; perché vi manca ancora la sottigliezza più raffinata. Che è questa, e che è stata riportata su quasi tutta la stampa come se fosse un dato di fatto:
Presenza delle discipline giuridiche ed economiche sia nel liceo scientifico (opzione tecnologica), sia nel liceo delle scienze sociali (opzione economico-sociale), sia negli altri licei attraverso la quota di autonomia.
«Presenza»: che è una parola che in questo contesto significa che le discipline giuridiche ed economiche non ci sono. Non in quello scientifico-tecnologico, almeno: nessuna traccia, niente di niente, nemmeno una piccola ora alle 7 del mattino. Sì, avete capito bene: in questo caso «presenza» significa assenza, è un sinonimo del suo contrario. Sono bravi, al ministero, eh?
Sì, sono bravi. La frase riportata, infatti, parla sì di «presenza», ma alla fine aggiunge una postilla: «attraverso la quota di autonomia». Il che vale a dire che tali discipline non sono previste e che ogni singola scuola potrà, se lo riterrà opportuno, adottarle nel proprio particolare piano di studi. Tagliandone altre, ovviamente. Magari rinunciando al tanto valorizzato latino; o alla lingua aggiunta in più, già definita «potenziamento»; o, alla fin fine, tagliando proprio l’aumento delle ore dedicate allo studio delle scienze, unica autentica novità del riordino. E, peraltro, reintroducendo una marea di nuove sperimentazioni, tanto che i licei, con questa formula dell’autonomia, saranno 6 sulla carta e un centinaio nella realtà.
Ecco, questi sono semplicemente alcuni dati. So che sono stato noioso e me ne scuso (ma solo con quelli che sono arrivati fin qui; gli altri non hanno diritto a nessuna scusa); so che al tg ve l’avevano raccontata in modo molto più semplice ed era assolutamente più comodo e più facile sentirsela raccontare così; lo so.
Lo sanno anche al Ministero, temo.
giorni fa mi ero sbellicata dalle risate (che ormai si ride per non piangere, ovviamente) anche leggendo questo articolo
http://www.flcgil.it/notizie/rassegna_stampa/2009/giugno/retescuole_il_liceo_delle_bugie
alla faccia della semplificazione!
Sì, assolutamente indicativo anche quello che dicono alla Cgil: perché mettere insieme centralismo decisionale e autonomia dei singoli istituti è un po’ una idiozia…
[…] More here: licei mediatici e licei reali « lo scorfano […]
[Quasi quasi riposto il link che non ha avuto la giusto attenzione ;)]
[giusa, ovcors]
Uff 😦
Be’, Thu, era difficle sbaglare piu parole di cossì. 😉
Difficile, ma non impossibile! 😀
Voi parlate di liceo, io invece di scuola secondaria di primo grado… i paradossi abbondano anche qui: http://giaele.wordpress.com/2009/06/20/enigmistica-scolastica/
Scorfy, tu lo capisci, la scienza della comunicazione parla chiaro: si deve individuare il target, e ogni target ha un contenuto comunicativo specifico di cui essere oggetto.
Quindi, è ovvio che il target dell’On. Gelmini non sono gli insegnanti. Categoria dichiarata in estinzione entro qualche decennio. Sono gli elettori. Gli elettori che non vanno a scuola, e non sanno che ci succede dentro (i diciottenni che votano sono un numero così esiguo…), che non leggono le circolari spargifuffa. Che non hanno idea di quante ore si facessero di latino ‘ai loro tempi’… o ai tempi dei loro figli.
E’ risaputo che gli insegnanti, una professione giurassica, votano comunque tutti a sinistra. Ma la sinistra si sta estinguendo, proprio come loro. Gli insegnanti e gli alunni, ‘l’utenza scolastica’, non sono il target dell’On. Gelmini.
E quindi, rilassati. Ed entra anche tu nel Gelmini-pensiero, entra in empatia con la ministra, e vedrai che finalmente tutti i numeri tutte le cifre e le percentuali per te non avranno più alcun senso. Come per lei. Non vedi come sorride? E’ chiaro.
Rilassati, e bela con me: va tutto beeeeeeene
Gelmin in the sky, with diamonds…
E tu ti illudi proprio, che gli insenganti votino tutti a sinistra… Vieni a fare due chiacchiere al mio collegio docenti (o vieni alle assemblee sindacali, dove non c’è nessuno) e vedrai…
Illudersi… sì, è proprio questo, il Gelmini-pensiero… 😀
banalmente mi viene da commentare che la crescita e la formazione, per questo nostro governo di belli/e impettiti, e se posso viste le ultime bavosi, deve coordinarsi in un ginepraio di orari e materie ridotte piuttosto che aggiunte, al fine di poter garantire i voti dei nostri figli…a dire che preparano bene il terreno…mah! io ho paura
Il governo delle belle e impettite (alcune) punta a tagliare dando l’impressione di “potenziare”. Si gioca tutta la partita sulla stampa e i telegiornali, sapendo che può anche contare sulla proprietà di molti di loro. E, intanto, prepara il terreno per l’unica vera rivoluzione che è, in sostanza, lo smantellamento dell’istruzione pubblica in favore di una privatizzazione de facto degli istituti scolastici.
Ma per farlo ha bisogno di alzare una specie di cortina di fumo. Spero di sbagliarmi, naturalmente.
Il governo delle belle (alcune) e impettite (alcune)…
Sì, chiaro… Meglio specificare sempre con puntualità… 😉
[…] non sarebbe cambiato quasi niente: qualche ora di scienza in più, qualche ora di inglese in meno, ma poco altro. Ma se invece lo avete iscritto proprio quest’anno in una prima di un istituto tecnico, voi non […]