Perdonate se non mi curo dei presunti retroscena da analisti malati di politica, cioè le corse per il Quirinale o le improbabili successioni a Berlusconi: io mi limito a registrare un paio di cose. Una è questa: non gliene frega più niente a nessuno di atteggiarsi a conservatore illuminato ed europeo, non importa più a nessuno che certe asserzioni di Fini, nella destra di Cameron e Sarkozy, o nei cristiano-democratici della Merkel o dello spagnolo Rajoy, sarebbero considerate addirittura banali. Altro che «compagno Fini». Non importa a nessuno, neppure, di voler incarnare il sogno moderno dei Leo Longanesi, del Mondo di Pannunzio, di Montanelli, della famosa destra risorgimentale e libertaria e balle varie: macché, c’è piuttosto da imitare il lato peraltro inimitabile e sanguigno della Lega, c’è da inventarsi «l’Italia delle piccole comunità e delle periferie urbane» che l’ex socialista Maurizio Sacconi, in un’intervista al Corriere della Sera, ha descritto come se al governo ci fosse ancora Amintore Fanfani; c’è da pensare alle regionali, c’è da bollare come «radicale» chi non lo è stato mai, da laicista di chi è laico e basta; e c’è in generale, e soprattutto, una classe politica che è stata eletta con liste blindate, che spesso non ha neppure mai visto un collegio elettorale in vita propria – al limite qualche patinata cena elettorale – ma che adesso ti parla della piazza anche se ha frequentato solo quella di Ballarò. Ci sono anche i sondaggi, come no: nel caso di certe generiche affermazioni di Fini, però, non valgono neanche quelli, anzi, non vengono menzionati. Il 70 per cento degli elettori di centrodestra (fonte: Crespi Ricerche) è contro il testamento biologico che il governo sta cucinando, ma guai a dirlo; il 51 per cento degli elettori del Pdl è favorevole a un riconoscimento giuridico delle coppie di fatto, ma è roba da froci, roba da sinistra o, peggio ancora, da destra europea. C’è poi una faccenda che mette in presidente della Camera in una posizione oggettivamente eccentrica – ne convengo pienamente – ed è quella sul voto agli immigrati, posizione che oltretutto è la stessa di Santa Romana Chiesa: e però guardate la disparità di trattamento.
Lo dicessero alla Chiesa, «rientra nei ranghi».
C’è Filippo Facci, su Libero, che dice cose autenticamente di destra. E uno si scopre a volerci magari parlare con calma, se capitasse.
Ma è ben noto che in Italia la destra è stata nascosta da Silvio e quindi tende a transumare dall’altra parte – aiutata indubbiamente dall’inesistenza di una sinistra.
E adesso il prossimo nemico del Giornale è Facci?
Immagino di sì. C’è il gusto di vederli mentre si sparano addosso tra di loro…
… finiremo per votare Fini?? ;))
Eh no, dai! 😉
Io proprio non riesco a vederli quelli di sinistra che più o meno tacciono mentre Fini si fa applaudire dai loro elettori. Non ci avrei mai creduto, due o tre anni fa…
“A pensarla come Gianfranco Fini sono in milioni, nel centrodestra, e in milioni fisiologicamente non la pensano come lui: volete smembrare gli uni dagli altri, ciascuno nel suo preciso rango?”
Il pensiero conclusivo di Facci parrebbe la testimonianza che nel centrodestra non esistono più le convinzioni granitiche di una volta.
Benissimo, aspettiamo che lo dimostrino coi fatti.
Anche se non c’è da illudersi troppo, finché il loro collante ideologico resterà il pensiero unico del nostro signore delle veline.
Che a me pare più un collante elettorale che ideologico. E forse anche Facci (o almeno mi sembra) la pensa così.
dici elettorale e pensi a finanziario?
Tutto sommato entrambi, non hai torto. E anche legati uno all’altro.