La riforma delle scuole superiori non subirà slittamenti: partirà nel 2010, cominciando solo dalle prime classi.
Da non perdere la precisazione conclusiva, del ministro Gelmini; e soprattutto da non perdere l’avverbio, solo, che ne costituisce la farcitura indispensabile e anche la spia rivelatrice. Perché questa dichiarazione, dell’altro ieri, del ministro Gelmini è una dichiarazione indispensabile, che aspettavamo da mesi, che ci angosciava da mesi, anche se può non sembrare.
Infatti, proprio l’altro ieri, mentre il ministro rilasciava interviste ai giornali, in collegio docenti abbiamo discusso di questo fatto: si era detto, all’inizio, quando la riforma dei cicli era stata presentata alla stampa che sarebbe partita nel 2010 e che avrebbe coinvolto tutto il biennio. Non solo le prime classi. E in collegio docenti ci dicevamo che nessuno, nei mesi successivi (da maggio ad oggi) aveva più precisato se quell’affermazione era da considerarsi valida o meno; e che stavamo ancora aspettando lumi dal ministero; e che non sapevamo cosa fare.
Ora che i lumi sono arrivati (tramite intervista come al solito: e non c’è traccia di questo in nessun documento ufficiale, prendiamone atto), possiamo confessarvi una terribile verità, di cui forse eravate all’oscuro. Se infatti avete iscritto, proprio quest’anno, il vostro figlio quattordicenne al liceo, poco male, non sarebbe cambiato quasi niente: qualche ora di scienza in più, qualche ora di inglese in meno, ma poco altro. Ma se invece lo avete iscritto proprio quest’anno in una prima di un istituto tecnico, voi non lo sapevate, ma avrebbe potuto essere che l’indirizzo a cui lo avevate iscritto non ci sarebbe stato più, per niente. Per esempio, l’indirizzo nel quale si punta molto sulle lingue straniere (e che si chiamava e.r.i.c.a.: qui un esempio) è stato del tutto cancellato dalla “riforma” (vi figura solo quello turistico, che non è la stessa cosa). Per cui, alla fine di quest’anno, gli insegnanti del vostro amato e studioso figlio avrebbero potuto dirvi: «Bravo vostro figlio, bravissimo, portatissimo per questo tipo di indirizzo… Peccato che non esisterà più, l’indirizzo in cui è bravo, e che praticamente sarà obbligato a cambiare scuola…».
Non andrà così, ci fa sapere, tramite intervista il ministro Gelmini. E noi gliene siamo grati, perché davvero non avremmo saputo come dirvelo. Ma le saremmo grati anche di un’altra cosa, se avesse al più presto la bontà di comunicarcela (magari con un bel documento ufficiale del ministero, che i giornalisti sono un po’ farabutti, come si sa, e riportano fischi per fiaschi). Vorremmo sapere, visto che la riforma entrerà a pieno regime nel 2010 e taglierà i quadri orari di molte scuole (si passerà da 36 a 32 o a 30 ore settimanali per classe, e questo è un dato certo), quali insegnamenti di preciso saranno tagliati e di quante ore complessive. Così, per organizzarci. Per non farci la guerra tra di noi, quando sarà il momento di decidere. Per fare anche sapere alle famiglie cosa si devono aspettare dal corso di studi del loro figlioletto.
Perché spesso, le famiglie, tutto questo non lo sanno proprio. E si aspettano da noi delle risposte; e noi aspettiamo le dichiarazioni del ministro che arrivano all’improvviso, tra una battuta sul dialetto, un’altra sulla quota del 30% di stranieri nelle classi elementari, un’altra ancora sull’obbligatorietà dell’ora di religione.
Mentre dovrebbe ormai essere chiaro a tutti che un progetto complessivo sulla scuola pubblica non c’è e che si tratta solo di tagli: ridurre le ore settimanali, ridurre gli indirizzi, aumentare il numero di alunni per classe, non rinnovare i contratti ai precari, pagare di meno, non fornire alle scuole nemmeno i soldi necessari per la carta igienica o per il toner delle stampanti.
Tutto questo, dal ministero, lo chiamano “riforma”, ma non è una riforma. Sono soltanto tagli conditi di interviste sulla meritocrazia e altre sparse amenità. Se qualcuno ancora non se ne è accorto, la colpa comincia a essere pure sua.
Purtroppo c’è gente che continua a tenere, a questo punto colpevolmente, le fette di prosciutto sugli occhi. Del resto, mi è bastato seguire le discussioni sul mio blog in questi giorni per capire che molto spesso la maggioranza delle persone è contenta perché pensa che finalmente noi insegnanti fannulloni e che facciamo poche ore a settimana siamo stati “puniti”. Di quello che imparano o non impareranno più i loro figli se ne fregano. desolante panorama di questa Italia ignorante, incattivita e contenta di esserlo.
Ecco, per colpa tua i miei incubi saranno popolati da Vespa itterici e Gelmini cianotiche coi capelli alla clorofilla. Parlando di cose serie, è evidnete che la Gelmini non ha capito che lei non è l’addetto alla relazioni pubbliche del ministero, ma che è il ministro… Cosa molto più raccapricciante, per il resto!
Resta il fatto che anche così sarà un bel casino lo stesso. Qualcuno si iscriverà lo stesso ad un indirizzo che piano piano scomparirà, e non potrà che concludere gli studi senza interruzioni, anche se non lo merita, o essere buttato fuori senza alternative, anche se non merita neanche questo.
E piccole isole felici di sperimentazioni interessanti verranno affogate in questo mare. E miliardi di strumenti e attrezzature non si sa che fine faranno.
E a parte questo, lo slittamento di un anno della riforma delle superiori, che doveva servire a noi e alle famiglie per orientarci, e governare il cambiamento -l’avevano detto loro, l’inverno scorso, mica me lo sono sognato- finora non è servito a nulla, dato che non ne sappiamo quasi nulla più di un anno fa.
Tagli e basta, e poi arrangiatevi.
Infatti: diagnosi perfetta.
“E piccole isole felici di sperimentazioni interessanti verranno affogate in questo mare.”, dice LGO.
Non so se la mia sia felice, ma di certo è piccola e interessante. Ci abbiamo messo 10 anni per farla decollare e darle un profilo culturale che fosse di reale e valida alternativa ai tradizionali licei scientifici e classici; ora che stiamo raccogliendo i frutti ( in termini di iscrizione, di stabilità dei corsi, di esiti formativi anche in proiezione universitaria, di immagine e riconoscimento sociale), ecco che siamo destinati a scomparire, senza che mai qualcuno delle autorità competenti abbia verificato la validità della sperimentazione, posto dubbi o sollecitato modifiche. Abbiamo fatto noi, correggendo, cambiando, potenziando. Tra un anno spariremo, di colpo. Rientreremo nei ranghi decisi dal Ministro. Butteremo , forse, al vento ciò che abbiamo capito e sperimentato in questi faticosi anni e dovremo spiegare a chi volesse iscriversi che la scuola non c’è più.
Le sperimentazioni erano e sono troppe, sì. Ma qual è il criterio con cui si discrimina tra quelle valide e degne di cessare di essere sperimentazioni per diventare d’ordinamento e quelle fallimentari o superflue?
Mi pare che in Italia, nella politica scolastica, si ondeggi ancora pericolosamente tra decentramento e accentramento. I docenti vengono investiti, di volta in volta, da mode pedagogiche, didattiche, burocratiche alle quali devono per forza adattarsi, senza che mai qualcuno tenga conto che, se formi qualcuno in una direzione che presenti come necessaria e valida, non puoi dopo breve tempo dire che era sbagliata e che loro devono resettarsi. Ma glielo hai chiesto che ne pensano, che giudizi danno su una direzione o sull’altra? Hai concretamente ascoltato le ragioni di tutti?
Hai idea di quanto soldi investiti in inutili corsi e convegni hai sprecato? E se vuoi rinnovare la scuola, perché tagli i precari e i giovani? E se proclami che la classe docente in Italia è, in media, più anziana che negli altri stati dell’UE e che questo è un handicap, perché diavolo chiedi proprio a questi anziani ( per giunta affetti da burn out) di rinnovare e rinnovare e rinnovare?
Grazie: un gran bel contributo.
E viene da uno come me, da sempre un po’ sospettoso verso le sperimentazioni (perché obiettivamente molte erano e sono un po’ eccessive).
Un giorno, se ne avrai volgia, sarebbe bello sapere di che tipo di sperimentazione si tratta.
Ma “le prime classi” non puo’ essere un’espressione appositamente ambigua?
Puo’ valere sia come “tutte le classi di 1a” come “alcune classi a partire dalla 1a”… per esempio il biennio. 🙂
Dopodiche’ si interpreta a seconda della convenienza del momento.
Ecco, sì, magari…
Ma in realtà io credo che quel solo messo lì stia proprio a indicare che il ministro sapeva benissimo dell’inquietudine serpeggiante da mesi e, senza ancora farlo in via ufficiale, ha voluto chiarire.
E c’era appunto bisogno di chiarire.
Troppo buono. C’è qualche errore e mi scuso, ma scrivo di getto e mi scappa l’imperfezione.
Sì, magari capiterà l’occasione di parlare della mia scuola. Volentieri.
Naturalmente quel SOLO ha tranquillizzato anche molti docenti degli istituti tecnici industriali, infatti serpeggiava voce che la riforma sarebbe partita dalle prime e dalle terze. E non erano solo voci di corridoio visto che lo aveva detto anche qualche preside in collegio docenti.
Infatti, è così. Ancora si attendono ocnferme ufficiali, in ogni caso; ma almeno su un aspetto della questione si sta tutti un po’ più sereni.